Often Medical, spin-off dell’Università del Sannio, è una startup innovativa che si occupa di ricerca in ambito MedTech. E’ stata fondata nel 2018 da un gruppo di ricerca della divisione di Optoelettronica e Fotonica del Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Sannio e da un gruppo di medici del Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Medicina Traslazionale dell’Università di Roma Sapienza, in collaborazione con Day One, incubatore di startup high tech provenienti da centri di ricerca europei.
Questo mix di esperienza e competenze differenti ha spinto il team di Often Medical a lavorare su un progetto di ricerca ambizioso finalizzato alla risoluzione delle problematiche associate all’anestesia epidurale. Il progetto, partito nei primi mesi del 2015, ha portato ad un prototipo perfettamente funzionante attualmente in fase di ingegnerizzazione. Di seguito l’intervista realizzata ad uno dei fondatori, l’Ing. Armando Ricciardi.
Quando e come nasce l’idea alla base di “Guido”, il dispositivo sviluppato da Often Medical?
“Guido” nasce circa 5 anni fa, da una chiacchierata davanti ad una birra tra due grandi amici, un ingegnere, ricercatore universitario, ed un medico anestesista. La descrizione di un problema riscontrato in una procedura epidurale è diventato uno spunto di discussione, da cui è partita poi una fase di studio approfondito all’interno del nostro team per provare a fornire una soluzione al problema mediante un approccio tecnologico innovativo.
Mi preme sottolineare che il nostro progetto nasce da un’esigenza concreta, dalla volontà di risolvere una problematica aperta dal punto di visto clinico, il cosiddetto clinical need, e non dalla volontà di forzare l’utilizzo di una nuova soluzione tecnologica in uno specifico contesto applicativo.
Come funziona esattamente? In cosa la vostra tecnologia è differente rispetto ai principali metodi attualmente in uso?
Oggigiorno i medici utilizzano per l’epidurale una procedura del tutto manuale (tecnica loss of resistance ndr) e il successo è affidato all’esperienza dell’operatore. Noi abbiamo sviluppato un nuovo dispositivo in grado di assistere i medici durante tale procedura, che consente di rilevare in tempo reale il raggiungimento dello spazio epidurale e di monitorare l’avanzamento ed il corretto posizionamento del catetere, rendendo per la prima volta oggettivo ciò che oggi il medico percepisce in maniera assolutamente soggettiva. Ciò è possibile grazie all’utilizzo di un sensore in fibra ottica completamente integrato all’interno del sistema ago-catetere epidurale, in grado di misurare variazioni pressorie durante l’inserimento dell’ago, rilevando eventuali deformazioni durante l’inserimento del catetere. Siamo gli unici a proporre una soluzione tecnologica che assiste l’anestesista durante tutta la procedura epidurale.
Quanto la vostra formazione di ricercatori e le esperienze di ciascuno di voi hanno influito nella crescita del progetto?
Tantissimo. I medici, ci hanno illustrato in maniera chiara ed esaustiva il clinical need e ci hanno supportato durante tutta la fase di sviluppo del dispositivo. Io l’onore di far parte di un gruppo di ricerca (divisione di optoelettronica e fotonica dell’Università del Sannio ndr) che vanta una lunga esperienza internazionale nello sviluppo di tecnologia avanzata in fibra ottica. Noi trasformiamo una comune fibra ottica, tipicamente utilizzata nelle telecomunicazioni, in un sensore capace di misurare in tempo reale variazioni di grandezze fisiche e chimiche e di trasportare il dato misurato ad una unità di interrogazione. La fibra ottica, del resto, si presta perfettamente ad essere utilizzata in applicazioni in ambito biomedicale grazie alle sue caratteristiche intrinseche di biocompatibilità, flessibilità, immunità elettromagnetica, eccetera. Quale altra piattaforma tecnologica potrebbe integrarsi con così tanta naturalezza all’interno di un ago o di un catetere?
Quanto è utile per lo sviluppo del vostro progetto aver conosciuto Day One ed essere stati accompagnati in questo percorso?
È stato davvero importante. La nostra esperienza con Day One è iniziata durante un seminario molto interessante sulle opportunità di finanziamento alla ricerca e l’innovazione organizzato da loro presso l’Università del Sannio.
In quell’occasione conobbi Paolo De Stefanis, il CEO di Day One, e capimmo subito che unendo le nostre capacità potevamo fare impresa, ossia lanciare un prodotto sul mercato di cui tutti possano beneficiare, dare un futuro alla nostra ricerca grazie al trasferimento tecnologico, rispettando, appieno il significato della parola innovazione.
Questa collaborazione era un’opportunità ed una sfida professionale; da quel momento in poi sono nati documenti, analisi di mercato, business plan, pitch deck, contatti con gli end-user, che ci hanno consentito di applicare a bandi pubblici per l’avvio di startup e suscitare l’interesse di società di Venture Capital.
E’ stato molto importante incontrare persone che si occupano da anni di impresa e innovazione che hanno integrato le nostre conoscenze da ricercatori, con professionalità, pazienza e semplicità.
Buoni propositi per il 2020?
Il 2020 sarà un anno decisivo. In Often Medical è recentemente entrato un fondo di investimento ed avremo la ‘benzina’ per andare avanti con il nostro progetto con rinnovato slancio. Ingegnerizzazione del catetere, avvio delle procedure di marcatura CE e rafforzamento della proprietà intellettuale sono le prossime sfide da affrontare.
Immagina di avere la macchina del tempo e di viaggiare nel futuro. Come è cambiato il mondo grazie alla tua innovazione?
I tassi di fallimento dell’epidurale attualmente in alcuni casi sfiorano il 30%. Questo è inaccettabile. In futuro, non troppo remoto, mi auguro che grazie al nostro dispositivo i tassi di insuccesso possano essere azzerati, fornendo dei vantaggi per i pazienti (più donne che partoriscono senza dolore, più sollievo nei traumi pre e post operatori, maggiore sollievo nei dolori cronici) e più sicurezza per i medici (azzerare il loro timore nell’effettuare la procedura, soprattutto a livello toracico) e risparmio significativo per il Servizio Sanitario Nazionale (si stima che il fallimento di un’epidurale su un paziente possa arrivare a costare allo stato diverse centinaia di euro).