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Neuroscienze Terapia e Chirurgia

Dopo anni dalla scoperta dell’NGF, arriva oggi il metallo liquido in grado di riparare i tessuti neuronali recisi

Scritto da Benedetta Funaro

Quanti disabili, malati di SLA, di Parkinson o di  altre malattie  neurologiche degenerative e  invalidanti, hanno sognato di metter fine alle loro sofferenze?

Quanti scienziati hanno studiato una cura, o più semplicemente il modo per ricostruire il tessuto nervoso distrutto?

Un primo barlume di speranza, apparve  negli anni 50 quando Rita Levi Montalcini, scoprì l’NGF contrastando l’ipotesi dominante nel mondo scientifico in quel periodo, in cui si pensava che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni.

Ma cos’è l’NGF?

Il Nerve Growth Factor (NGF) o fattore di crescita nervoso, è una proteina segnale coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso nei vertebrati ed ha il compito di indirizzare e regolare la crescita degli assoni, tramite meccanismi di segnalazione cellulare. Ancora oggi tale proteina viene studiata per trovare la cura ad alcune delle più gravi malattie che colpiscono il sistema nervoso.

Il tessuto nervoso, come dimostrato dal Nobel italiano per la medicina, è in grado di rigenerarsi, seppur in modo lento, di circa un millimetro al giorno.

Questo starebbe a significare che un soggetto  avente tessuti neuronali danneggiati, perderebbe immediatamente la funzionalità dei muscoli, diventando in breve tempo disabile.

Ma a più di 60 anni dalla scoperta  della  Levi Montalcini, un’ulteriore passo avanti nel mondo della ricerca è stato fatto da un’equipe di ingegneri e ricercatori della Tsinghua University di Pechino, i quali hanno trovato la soluzione al problema della rigenerazione del tessuto neuronale.

Lo studio si è focalizzato su un gruppo di rane, al quale i ricercatori stessi hanno danneggiato, mediante l’uso di un’ impulso elettrico, il nervo sciatico. In tal modo, hanno impedito ai nervi di contrarsi, cercando così una soluzione per poter ricongiungere le due estremità del nervo danneggiato.

Sono riusciti in questo a dimostrare che il metallo liquido, una volta interposto tra le due estremità nervose, è in grado di trasmettere il segnale. Questo,  ha spiegato l’équipe cinese, avviene perchè tale sostanza ha una conducibilità elettrica simile a quella del tessuto nervoso. Quindi, una volta applicato l’impulso, la lega di metallo liquido riesce a  trasmettere il segnale con un’efficienza quasi uguale a quella dei nervi naturali.

Tale risultato ha aperto così le porte alla costruzione dei “nervi artificiali”  e  speriamo possa essere un nuovo inizio per la cura di diverse malattie neurologiche.

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Informazioni autore

Benedetta Funaro

Giovane studentessa di 22 anni, iscritta alla facoltà d’Ingegneria Clinica all’università’ “La Sapienza” di Roma.

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