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Donne e Ingegneria: una rivoluzione silenziosa

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Scritto da Alessandra Ronca

Per quanto ancora sarà “strano” o “poco scorrevole” usare la parola “ingegnera”? Quanto ancora nell’immaginario comune si penserà all’ingegnere come una figura maschile in cantiere o in ufficio in giacca e cravatta? Fortunatamente ad oggi questi limiti sembrano essere superati, considerando l’aumento della partecipazione delle donne al mondo dell’ingegneria e in generale delle discipline STEM (science, technology, engineering, and mathematics); e anche che queste figure sono diventate molto più flessibili rispetto al secolo scorso. 

Un po’ di numeri

Dall’inizio del ventunesimo secolo la percentuale di donne che intraprende un percorso nelle discipline ingegneristiche è passata dal 16% al 28.1% nel 2019 (rapporto del Centro Studi CNI “L’universo femminile nell’ingegneria italiana”). Si tratta di un numero che si mantiene stabile tra il 25% e il 26%,  e permette di andare oltre l’idea che l’ingegneria sia un qualcosa “da uomini”. Il 26.6% dei laureati nel 2021 è donna, quindi più di 250mila donne in Italia hanno un titolo di Laurea ingegneristico. In Figura 1, si vede come la percentuale stia aumentando nel tempo nelle fasce di età più giovani.

donne ingegneria italia
Figura 1. Donne in Italia con titolo di laurea nelle materie ingegneristiche e architettoniche per fascia d’età. Credits: Donne Ingegneria 2023

In merito ai settori dell’Ingegneria, nel ramo civile si ha una rilevante percentuale del 60% di donne immatricolate, principalmente nel corso di Laurea Magistrale a ciclo unico. Nel ramo industriale e dell’informazione si ha rispettivamente il 24.7% e il 22.9% di donne iscritte ad un corso di Laurea, con percentuali in crescita rispetto agli anni precedenti.

Inoltre, dai dati si evince che i risultati delle donne negli studi sono migliori rispetto a quelli degli uomini: nel caso delle lauree triennali, il numero di donne laureate è in linea con quello delle immatricolate. Una minore dispersione nel corso degli studi magistrali è invece evidenziata per le donne rispetto ai colleghi uomini, con una percentuale di laureate sul totale in media del 31%.

La Bioingegneria è donna?

Sono da evidenziare i dati in merito all’Ingegneria Biomedica. Infatti, come si legge dal Bilancio di genere 2022 del Politecnico di Milano, le studentesse iscritte a questa facoltà sono in proporzione maggiore degli studenti, che sono il 41% degli iscritti.

Ingegnere biomediche italiane

Sono molte le donne nelle discipline STEM che si sono distinte nel corso della loro carriera. Nell’ambito dell’ingegneria biomedica possiamo nominare tra le altre Cecilia Laschi, ordinaria di Bioingegneria all’Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e professoressa alla National University di Singapore, nota imprenditrice nel campo della soft robotics; Giulia Baccarin con la sua impresa nel settore dell’intelligenza artificiale a supporto dell’ecosostenibilità; Lucia Arcarisi, giovane fondatrice di una start-up per la produzione di sensoristica tessile indossabile.

Differenza di genere nella retribuzione: il Gender Pay Gap

Il divario retributivo di genere (GPG – Gender Pay Gap) rappresenta la differenza tra la retribuzione oraria lorda media dei dipendenti retribuiti di sesso maschile e quella delle dipendenti retribuite di sesso femminile.

In Italia il divario rimane pronunciato, nonostante sia risaputo che la laurea in ingegneria sia uno dei titoli più spendibili nel mercato del lavoro.

In termini occupazionali, si stima che il 73% delle laureate in ingegneria svolga un’attività lavorativa, valore che si innalza fino al 77% nelle regioni del Nord Italia e scende al 62% per il Sud Italia. In termini retributivi, il GPG è pari al 9.2% (ovverò la retribuzione delle donne è il 9.2% inferiore di quello degli uomini) nel settore civile e al 7% nel settore industriale e dell’informazione, a fronte di una media tra tutti i laureati/e che supera il 15%.

“Ingenio al femminile”: un premio per giovani ingegnere

L’iniziativa Ingenio al femminile del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, alla sua terza edizione nel 2023, ha lo scopo di valorizzare l’impegno e la competenza delle donne che si sono distinte in ambito ingegneristico e ridurre la disparità di genere nelle discipline STEM.

L’obiettivo è quello di premiare tre donne ingegnere di cittadinanza italiana che abbiano discusso, presso qualsiasi ateneo italiano, una tesi per il conseguimento di una laurea in Ingegneria nell’ultimo anno accademico.

Le tesi sono scelte e premiate sulla base di un tema variabile di anno in anno, di estrema attualità e convergenza con lo scopo dell’iniziativa.

A una tesi in Ingegneria Biomedica il primo premio dell’ultima edizione

Il tema presentato dal bando per la terza edizione del Premio Ingenio al Femminile era “Engineering for People. L’ingegneria a supporto delle “5P” dello sviluppo sostenibile“.

Le “5P” dello sviluppo sostenibile (People, Prosperity, Peace, Partnership e Planet) corrispondono alle cinque aree di intervento all’interno delle quali si sviluppano i 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, e rappresentano in maniera sintetica il complesso sistema di correlazione esistente tra le dinamiche economiche globali e locali, la crescita sociale e la qualità ambientale.

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La tesi premiata è quella redatta da Silvia Berardelli, classe 1997, laureata in Ingegneria Biomedica con lode presso l’Università di Pavia. «Family analysis of genetic mutations: a bioinformatic tool to dynamically infer inheritance pattern» è il titolo del suo lavoro incentrato sull’utilizzo della NGS (Next Generation Sequencing) per la diagnosi genetica. La NGS permette di sequenziare velocemente grandi porzioni di genoma. In particolare, il tool di analisi familiare applicato alle malattie rare e sviluppato nella tesi di Berardelli permette di individuare la modalità di trasmissione delle mutazioni monogeniche da una generazione alle successive, con un metodo tecnico e accurato sviluppato grazie alla bioinformatica.

Conclusioni

Se ad oggi l’intraprendenza delle giovanidonne ha portato la presenza femminile nel mondo delle scienze a un livello sempre più importante, allo stesso tempo la società deve darsi molto da fare per far sì che questa presenza sia ben valorizzata. Il mondo del lavoro richiede prevalentemente competenze tecnico-scientifiche, ma anche creatività, capacità di lavorare in gruppo e in ambienti flessibili, eterogenei e su progetti sfidanti (le cosiddette “soft skills”). Su quest’ultime, il contributo femminile, a parità di competenze, può diventare esemplare.


Fonti e approfondimenti
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Informazioni autore

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Alessandra Ronca

Laureata in Ingegneria Biomedica presso l'Università di Pisa, attualmente Dottoranda presso l'Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino.
Mi occupo di tecniche di imaging quantitativo per la mammografia.
Sono molto curiosa, credo fortemente nella ricerca e nel progresso medico-scientifico, supportati dalla tecnologia, al fine di preservare la nostra salute.

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