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La trama della vita: la scienza della longevità e la cura dell’incurabile tra ricerca e false promesse

E’ il racconto di scoperte sorprendenti che stanno rivoluzionando la “nuova” scienza di frontiera: la medicina rigenerativa. Se da un lato, la terapia genica e cellulare, l’ingegneria dei tessuti, il genome editing e la medicina personalizzata sono oggetto di speculazione sia etica sia economica, dall’altro sono state sapientemente descritte nero su bianco in successi e fallimenti. A tal proposito, Giulio Cossu, scienziato di fama internazionale, ripercorre le tappe fondamentali di una ricerca di oltre quarant’anni di studi, rivissuti come il risultato di una vita al microscopio al confine tra scienza e falsa divulgazione.

Vorrei augurare a voi e a me che la medicina rigenerativa possa passare da esercizio di pochi eletti a realtà clinica consolidata, senza distruggere l’economia dei sistemi sanitari nazionali

è uno degli inviti che propone l’autore per consolidare le certezze oramai acquisite di tematiche sensibili come la questione dell’utilità dei vaccini e, allo stesso tempo, senza mai imporre un unico punto di vista, divulgare correttamente una cultura medico-scientifica generale.

Tuttavia, se qualcuno di questi dubbi lo avrete fatto vostro, magari interpretandolo da un diverso punto di vista o sviluppandolo in una nuova direzione, che vi renda più consapevoli di cosa ci aspetta nel futuro, è certo valsa la fatica di scriverlo

– da questa conclusione data nelle ultime pagine del libro, allora è maturata sempre di più la mia curiosità di intervistare l’autore, affinchè potessi trasmettere i suoi insegnamenti non solo per i miei colleghi della classe medica, ma soprattutto, per chi persevera  nelle proprie ambizioni – “Stay hungry. Stay foolish (siate affamati, siate folli – il celebre discorso di Steve Jobs)”.

Cogliamo l’occasione per ringraziare il professore Giulio Cossu, nell’ averci dato l’opportunità di porgli alcune domande, mostrandosi sin da subito disponibile per il confronto con una studentessa di medicina.

Salute, malattia e cura rappresentano da sempre la ricerca biomedica nonché la spinta di divulgare per l’appunto “La trama della vita”. Da dove nasce l’esigenza di scrivere un testo scientifico che ripercorre dettagliatamente le più grandi scoperte nel campo della medicina antica e moderna?

Nella sua famosa canzone “Famous  blue raincot” Leonard Cohen scrive: “ I hope you keep some kind of record”. Ecco, trovandomi ad essere testimone diretto e privilegiato della nascita e della evoluzione della medicina rigenerativa, ho sentito il bisogno di mantenere (keep) e quindi scrivere un record, una memoria di quegli eventi e di tutte le conseguenze che hanno comportato sulla società e sulla nostra vita.

Se da un lato, la medicina scolastica era dominata dalle superstizioni e dalla magia, dall’altro la rivoluzione digitale informa erroneamente sui risultati ottenuti dalle più grandi scoperte: come si può contenere, ma soprattutto, diffondere l’informazione nella “giusta” rete di utenti ? E chi potrebbero essere ?

È la scuola prima e l’Università poi che dovrebbero fornire ai ragazzi gli strumenti per sapere e quindi giudicare consapevolmente. Non solo l’educazione scolastica italiana ha sempre negletto le scienze, anche nelle Facoltà di Medicina, e non solo in Italia, non ci sono corsi di medicina rigenerativa. I medici interessati si informano in seminari e conferenze ma questo è un lodevole sforzo individuale. Se l’istituzione non offre gli strumenti, poi come fa il cittadino e perfino il medico a distinguere tra sperimentazione di avanguardia e truffa commerciale?

Il concetto di terapia del XX secolo era retto sul dogma dell’ exadiuvantibus (un esempio come la nascita del “farmaco”), mentre quello del XIX secolo si proietta verso un paradigma più razionale, come “evidencebasedmedicine”. Qual è la differenza tra i due paradigmi? Esiste davvero una frattura o è ancora supportata dalle non conoscenze degli “inesperti del campo” ?

Nel libro discuto a lungo questo punto importante: nel primo caso somministro un farmaco, ma anche una pozione, un decotto e se il paziente sta meglio continuo a somministrarlo a lui e ad altri pazienti con sintomi simili. Non so cosa succede, so solo che funziona (o così il paziente mi dice). Nel secondo caso, conosco la causa della malattia, il meccanismo molecolare e identifico uno strumento terapeutico (un farmaco ma anche una cellula o un vettore virale) che dovrebbe risolvere il problema. Quindi nel caso della “evidence-based medicine”, con la sperimentazione clinica verifico se la mia ipotesi è corretta.

La sconfitta di malattie prima incurabili, come il vaiolo grazie alla scoperta dei vaccini, non sembra consolidare le certezze della società moderna, consolidate da dubbi e perplessità, quali “i presunti” effetti collaterali e/o il guadagno “sicuro” delle casa farmaceutiche. Può spiegare l’effettiva sperimentazione data dal superamento dei diversi trial clinici, controbattendo in tal modo, le supposizioni sopra citate ? E, ancora, qual è, invece, il vero ricavo delle BigPharma?

Questa è una domanda complessa cui è difficile rispondere in poche righe. Sicuramente molte malattie mortali ed epidemiche sono ora un ricordo del passato; sicuramente antibiotici, vaccini e ora le nuove terapie non sarebbero stati possibili senza gli investimenti delle Big Pharma che di fatto gestiscono ora a livello mondiale questo aspetto della salute. Detto questo, le Big Pharma sono colossi finanziari mossi dal profitto. Dovrebbe essere compito dei governi e dei loro enti regolatori controllare che questo profitto sia giusto e non sconfini nell’illecito con farmaci nuovi che in realtà son identici a quelli che sostituiscono a parte il fatto di costare dieci o cento volte di più.

Dalla terapia genica e cellulare al genome editing – questi sono i nuovi indici di lettura di una medicina personalizzata. Che cosa significano ?

La terapia genica e cellulare fino al genome editing, avevano come goal quello di aggiungere ai tessuti, o attraverso un virus o attraverso una cellula, una copia sana del gene la cui mutazione aveva causato la malattia. O al massimo ci si proponeva di correggere il prodotto del gene mentre veniva processato per dar luogo alla proteina matura. Col genome editing ci si propone di tagliare via dal genoma un frammento di DNA che contiene la mutazione e sostituirlo con il frammento equivalente ma sano. In questo modo il danno è riparato per sempre in quella cellula e in tutte le sue cellule figlie. Ci sono ancora importanti problemi da risolvere prima che questa strategia possa essere coronata da successo clinico nei pazienti.

E’ giusto spendere un milione di euro di soldi pubblici per curare un solo paziente, quando con quella cifra si potrebbero salvare migliaia di bambini, colpevoli solo i essere nati dalla parte sbagliata del mondo?

“La trama della vita”

Il problema dell’efficacia della terapia e le speculazioni di natura etica ed economica sono tra gli interrogativi sollevati sulla medicina personalizzata. Quali sono i risultati ottenuti dai reali vantaggi e svantaggi di questa nuova frontiera?

Il vantaggio delle terapia geniche e cellulari, quando scientificamente solide e comprovate, è che guariscono malattie altrimenti incurabili (immuno-deficienze congenite, tesaurismosi, epidermolisi bollosa)che altrimenti portano bambini ad una morte precoce e spesso anche terribile. Costano tanto ma, se curano davvero, eliminano tutti i costi per terapie palliative e per assistenza che, se protratte per decenni, finiscono per costare molto di più del singolo intervento. In più, col diffondersi di queste terapie i costi scenderanno. Che poi tantissimi bambini poveri, nati dalla parte sbagliata del pianeta, muoiano di malattie che qui sono banali, è un altro discorso che dipende esclusivamente dalla economia mondiale e dalle sue scelte perverse.

“La scienza della longevità e la cura dell’incurabile tra ricerca e false promesse” si pone come sottotitolo del Suo libro. Tale affermazione è riferita alla paura dell’uomo nei confronti dell’invecchiamento e della morte: che cosa si intende per creazione di una “cellula donatrice” e quali sarebbero i profitti delle cliniche private?

Tutti abbiamo paura di morire e qualcuno a tal punto da investire la sua pensione per farsi congelare appena morto in attesa che i progressi della scienza futura lo risuscitino e lo guariscano.  Per tutti gli altri che non vogliono o non possono permettersi queste strategie esoteriche, la vita media si è allungata e uomini e donne di settant’anni oggi ne dimostrano cinquanta. Il che ci porta al punto cruciale: vogliamo vivere 120 anni col corpo dei 40 e la mente dei 60 o invece decrepiti, dementi e fondamentalmente incapaci di morire? Fa una bella differenza.

Una cellula donatrice “universale” su cui in molti stanno lavorando sarebbe una cellula invisibile al sistema immune e quindi utilizzabile su tutti i pazienti. Il che ridurrebbe costi e tempi di somministrazione in modo enorme.

Le cliniche private fanno i soldi con l’acqua fresca o al massimo con cellule mal definite e mal caratterizzate. A loro della cellula universale importa poco o nulla.

Il mercato stamina: le ESC, le iPSC e le MSC (prelevate da tessuto adiposo). Che sono esattamente le tre categorie di cellule staminali sopracitate e da che cosa ne derivano le eventuali speculazioni delle varie companies?

Stamina, ma anche Osiris e altre companies più rispettabili usano prevalentemente MSC (mesenchymal stem cells) cioè cellule che crescono in coltura da un puntato midollare (un prelievo di midollo osseo). Queste cellule formano osso, cartilagine, tessuto adiposo e muscolare liscio ma on altri tessuti come i muscoli scheletrici o le cellule del cervello. Le ESC (Embryonic Stem Cells) invece sono le cellule embrionali, derivate dall’embrione alle prime fasi di sviluppo, capaci di crescere indefinitamente e di dare origine a tutte le cellule del corpo. Le iPSC (induced Pluripotent Stem Cells), sono invece cellule adulte che sono state riportate allo stadio embrionale dall’espressione di solo quattro geni, scoperta che è valsa il Nobel a Yamanaka.

“Un testimone privilegiato” – così Lei si afferma nella trama del Suo libro, raccontando di una vita al microscopio in merito anche ai contributi scientifici nella definizione di una cura per la Distrofia muscolare di Duchenne. Può spiegare brevemente, di che malattia si tratta e i risultati che si sono ottenuti ?

La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia genetica che colpisce i muscoli, scheletrici e il cuore, causando difficoltà progressive nella deambulazione, fino ad una paralisi completa che richiede respirazione assistita. I pazienti, grazie ad una migliore assistenza hanno oggi una vita più lunga e di migliore qualità ma comunque sono a rischio di insufficienza cardiaca e di problemi respiratori che ne accorciano la vita. La malattia è dovuta a mutazioni nel gene della distrofina, il gene più grande del nostro genoma che si trova sul cromosoma X per cui si ammalano solo i maschi mentre le femmine possono essere portatrici della malattia senza ammalarsi. Nonostante molti sforzi, i risultati finora sono modesti e molto rimane da fare per arrivare all’efficacia clinica migliorando le varie strategie di terapia genica e cellulare e anche farmacologica.

La sua vita è caratterizzata da oltre quarant’anni di ricerca, studio e passione verso la scienza che l’ha spinta ad allontanarsi dall’Italia. Come vede la posizione del nostro Paese in merito alla ricerca cellulare e genica ? Saranno costretti ad emigrare, non solo i futuri medici, ma anche quei cittadini che vogliono avere la possibilità di una nuova cura?

La mia scelta di andare a lavorare in Inghilterra è stata basata su tante considerazioni e tra queste non la situazione della ricerca in Italia che è critica da quando sono entrato in un laboratorio a diciannove anni. Nonostante ciò, la ricerca italiana ha prodotto tanto, tantissimo in considerazione delle magre risorse disponibili, soprattutto nel campo della terapia genica dove istituzioni come il San Raffaele di Milano sono leader nel mondo. È vero purtroppo che la situazione per i giovani ricercatori è tragica, ma nemmeno negli altri paesi è tutto semplice. Quanto ai viaggi per cercare una cura che in Italia non c’è, questa è una credenza del passato. Primo perché se una nuova terapia funziona in USA in pochissimi anni viene importata in tutti i paesi occidentali, secondo perché per alcune malattie come ad esempio il trapianto di cornea, messa a punto a Modena da Graziella Pellegrini e Michele De Luca, sono semmai gli stranieri che vengono in Italia.

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Informazioni autore

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Noemi Maria Giorgiano

È laureata in Medicina e Chirurgia all'Università de La Sapienza (Latina) ed è impegnata nella organizzazione di Iniziative Culturali per tutti gli studenti. È appassionata alla ricerca sperimentale applicata nel campo della Chirurgia nonchè alla corretta divulgazione delle argomentazioni scientifiche.

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