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Terapia e Chirurgia

Un’innovativa chirurgia mini-invasiva per combattere l’emicrania

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Scritto da Alessandra Ronca

Il mal di testa è una problematica comune che colpisce la popolazione in tutte le fasce di età. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’emicrania come una delle prime 10 cause di disabilità al mondo. Infatti, sono molteplici gli aspetti da conoscere sulla diagnostica, l’epidemiologia e sulle concrete possibilità di cura di questo disturbo, le quali rimangono sconosciute ai più che quasi si rassegnano a questo tormento. Recentemente un’equipe medica all’Ospedale Policlinico San Martino di Genova ha validato con successo un’innovativo approccio chirurgico micro-invasivo per debellare l’emicrania e le forme non trattabili di mal di testa.

A Genova nasce la terapia chirurgica per l’emicrania

Il mal di testa è un disturbo diffusissimo e non sempre curabile farmacologicamente. In casi come questi entra in gioco la terapia chirurgica mini-invasiva, per la quale il Dott. Edoardo Raposio, professore dell’Università di Genova e direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, lavora in prima linea da anni. Infatti è coordinatore del gruppo di ricerca chirurgica presso la Clinica di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Ospedale San Martino di Genova, primo centro del Sistema Sanitario Nazionale a effettuare tali terapie con successo e fra i primi in Europa per casistica e produttività scientifica.

Quando il mal di testa è patologico

In generale per mal di testa o cefalea si intende il dolore provato in qualsiasi parte della testa o del collo. Si distinguono cefalee primarie, come quella tensiva, o l’emicrania e cefalee secondarie. Le cefalee primarie più rare sono la nevralgia del trigemino, la cefalea a grappolo e l’emicrania continua (un mal di testa continuo su un lato della testa). Le cefalee secondarie sono scatenate o da zone circostanti come la cefalea cervicale oppure da altre patologie, a volte gravi, che presentano il mal di testa nella sintomatologia.

L’emicrania e le cefalee muscolo-tensive sono due patologie estremamente comuni e altamente invalidanti, inoltre hanno caratteristiche tipiche. Il dolore può essere continuo o pulsante, localizzato o generalizzato a tutta la testa, con eventuali irradiazioni al collo, alle spalle e (raramente) alle braccia, con presenza di nausea o vomito, fastidio alla luce, suoni, odori e al movimento.

Diverse teorie sulla causa scatenante

Il cervello non è sensibile al dolore, poiché manca di recettori per percepirlo. Al contrario, diverse zone della testa e del collo presentano diversi nocicettori. Questi includono le arterie extracraniche, le grandi vene, i nervi cranici e spinali, i muscoli della testa e del collo e delle meningi. Una volta stimolato, il recettore del dolore invia un messaggio dalla fibra nervosa alle cellule nervose del cervello, segnalando che una parte del corpo è dolente.

La cefalea è un sintomo aspecifico, ciò significa che ha molte possibili cause. Il trattamento di un mal di testa dipende dall’eziologia, cioè dalla causa di fondo, ma comunemente prevede l’assunzione di analgesici. Quantità eccessive di medicinali possono però comportare la comparsa di effetti collaterali. Una teoria recentemente confermata riporta che l’insorgenza dell’emicrania e delle cefalee muscolo-tensive può essere correlata all’irritazione di alcuni nervi superficiali, localizzati a livello della fronte e dello scalpo, compressi da piccoli vasi o muscoli circostanti, e che questi “punti scatenanti” possano essere eliminati tramite un intervento chirurgico mini-invasivo.

Tecnica chirurgica mini-invasiva

L’innovativo approccio chirurgico si basa sulla neurolisi dei nervi superficiali irritati, quali causa dell’insorgenza del dolore. La procedura viene eseguita in anestesia locale con sedazione e senza dover tagliare i capelli dei pazienti. In questo modo, il post-operatorio e il ritorno alla normalità sono favoriti. Le principali terminazioni nervose coinvolte possono essere classificate in base alla loro localizzazione (Figura 1).

  1. Zona occipitale – alla base posteriore del collo;
  2. Regioni temporali – attorno alle tempie;
  3. Regione frontale – principalmente in prossimità delle sopracciglia.
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Figura 1. Identificazione regioni del cervello. Credits: mypersonaltrainer.it

Trigger points differenti

Il paziente di solito indica con grande precisione il punto (o punti) dove gli attacchi hanno origine. Tale punto, detto “trigger point” o più comunemente “punto scatenante”, corrisponde alla posizione del nervo infiammato. Secondo i sintomi del paziente, il chirurgo esegue un’incisione cutanea (di circa 5 cm) vicino al “punto scatenante” riportato. Nel caso della zona occipitale, i tessuti sottocutanei e muscolari sono indeboliti per identificare e visualizzare i nervi occipitali coinvolti. Il fascio vascolare-nervoso risulta incorporato in un abbondante tessuto fibrotico, risultato di un’infiammazione cronica circostante, il quale deve essere rimosso.

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Figura 2. Identificazione dell’arteria temporale superficiale destra tramite Doppler palmare. Credits: springer.com

Nella regione temporale, il nervo coinvolto è quello auriculo-temporale, solitamente compresso da rami aneurismatici dell’arteria temporale superficiale. Infatti questo sito è caratterizzato da una sintomatologia tipica: un dolore pulsante che, dalla regione temporale, si irradia nelle aree frontali, occipitali o dei vertici. Il ramo ectatico (o patologicamente dilatato) dell’arteria temporale superficiale può essere facilmente localizzato tramite un doppler palmare (Figura 2). La procedura chirurgica comprende la neurolisi completa del nervo e la coagulazione dei vasi dilatati che sono sempre presenti in questo punto di innesco.

Nella zona frontale, infine, i nervi coinvolti sono quelli sopraorbitali e quelli sopratrocleari. In questo caso, la procedura comporta una completa neurolisi di entrambi i nervi (che devono essere completamente liberati dai muscoli adiacenti e dai tessuti fibrosi) e la coagulazione dei vasi dilatati di fronte.

Parametri di studio dell’approccio chirurgico

Una raccolta dati riguardante i pazienti del team del Dott. Raposio negli ultimi 12 anni ha permesso di valutare l’efficienza e l’utilità della terapia chirurgica mini-invasiva per cefalea ed emicrania.

Lo studio retrospettivo è stato condotto su 612 pazienti operati tra il 2011 e il 2022, di cui 71% donne e 29% uomini, con un’età compresa tra i 19 e gli 83 anni. Nel processo di raccolta del dato, la metodologia prevede la compilazione di un diario e un questionario mirato all’analisi di parametri specifici da parte dei pazienti coinvolti, in diversi istanti temporali: prima dell’intervento chirurgico, dopo 3 mesi, e 1 anno dopo l’intervento.

Le informazioni fondamentali per la realizzazione dello studio riguardano: età, sesso, età del paziente alla prima manifestazione, numero di emicranie al mese (in giorni), sintomi associati, scala di valutazione della gravità, incapacità di lavorare al mese (in giorni), stato di salute, eventuale storia di trauma al collo e storia familiare. Anche lo score MIDAS (Migraine Disability Assessment Scale) è utile per valutare il grado di disabilità di ciascun soggetto.

Tutti i pazienti reclutati hanno ricevuto una diagnosi di cefalea cronica primaria o emicrania cronica, confermata da un neurologo dopo il fallimento di diversi tentativi di terapie mediche. In merito al sito di esecuzione della chirurgia, i pazienti vengono classificati in: 266 occipitali, 248 temporali e 98 frontali.

Risultati

Dopo un periodo post-operatorio di 3 mesi, la procedura chirurgica ha suscitato una risposta positiva in:

  • Chirurgia occipitale: notevole miglioramento del 95% dei pazienti (86% recupero completo);
  • Chirurgia frontale: notevole miglioramento nell’87% dei pazienti (32% recupero completo);
  • Chirurgia temporale: notevole miglioramento nell’88% dei pazienti (66% recupero completo).

I risultati sono stati confermati dalla risposta dei pazienti dopo 12 mesi dall’intervento. Le complicazioni sono state lievi e temporanee: principalmente, ipoestesia (diminuzione della sensibilità) e intorpidimento delle aree minate, della durata da 3 settimane a 6 mesi.

Nuovi punti di innesco si sono presentati successivamente all’intervento in circa il 42% dei casi.

Dai risultati si può dedurre che la pratica è minimamente invasiva e altamente riproducibile, con un elevato grado di successo ed una percentuale limitata di complicazioni. Tuttavia, data l’alta percentuale di presenza di “”punti di innesco” secondari, è particolarmente importante avvertire il paziente di questa possibilità nelle visite pre-operatorie.

Conclusioni

L’approccio chirurgico è indicato quando il paziente risulta refrattario alla terapia farmacologica oppure quest’ultima causa effetti collaterali sufficienti da renderla insopportabile. Sebbene non tutte le forme di mal di testa possano essere risolvibili con questo approccio chirurgico poco invasivo, i risultati clinici dell’equipe medica dell’ospedale genovese sono interessanti e promettenti. I risvolti non sono solamente medici, ma offrono a tutti coloro che sono affetti da questi disturbi la possibilità di sviluppare una maggiore consapevolezza e di accedere a nuove frontiere di cura.

Per saperne di più, guarda il video esplicativo del Dott. Raposio.

Credits: Unige

Fonti e approfondimenti
  • Springer – Surgical therapy of migraine: a 12-year single-center experience
  • UniGe.life – Terapia dell’emicrania: da Oxford a UniGe per perfezionare la tecnica chirurgica
  • Mypersonaltrainer.it – Lobo Occipitale: Cos’è? Anatomia, Funzione e Disfunzione
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Informazioni autore

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Alessandra Ronca

Laureata in Ingegneria Biomedica presso l'Università di Pisa, attualmente Dottoranda presso l'Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino.
Mi occupo di tecniche di imaging quantitativo per la mammografia.
Sono molto curiosa, credo fortemente nella ricerca e nel progresso medico-scientifico, supportati dalla tecnologia, al fine di preservare la nostra salute.

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