Notizia recente che accende ancor più luce sui mondiali riguarda un ragazzo paraplegico che grazie all’uso di un esoscheletro ha dato il calcio d’inizio per la conquista della coppa del mondo.
In questi giorni, in cui l’attenzione del mondo e dei media è riversa in Brasile per lo svolgimento dei Mondiali 2014, vogliamo segnalarvi il caso davvero eccezionale di un ragazzo paraplegico che, grazie all’impiego di un esoscheletro progettato dal neuroscienziato brasiliano Miguel Nicolelis, ha dato il via alla competizione.
Si tratta del brasiliano Pinto Juliana, scelto tra otto pazienti con età compresa tra i 20 ed i 35 anni affetti dalla medesima patologia che, servendosi di un esoscheletro a “controllo mentale” (una tecnologia che utilizza le onde cerebrali), ha battuto al Corinthians Arena di San Paolo il calcio d’inizio per i mondiali, riuscendo a superare la paralisi agli arti inferiori dovuta a una lesione del midollo spinale che gli impedisce di camminare.
(clicca per ingrandire)L’esoscheletro, costituito rigorosamente da metalli leggeri, gestisce i movimenti grazie al supporto di una batteria con autonomia di circa 2 ore. Come afferma lo stesso Nicolelis:
Il paziente immagina di volersi muovere ed inizia realmente a camminare. Il pensiero viene rilevato dai sensori e inviato ad un computer che interpreta queste informazioni e le invia all’esoscheletro, permettendo al paziente di controllare i movimenti degli arti inferiori, ciò denota la prima innovazione; la seconda risiede nel fatto che è l’esoscheletro stesso a generare i movimenti. Dopo alcuni giorni di allenamento all’utilizzo del supporto per il paziente , egli stesso ha la sensazione che le gambe si muovano, che si muova il suo corpo, piuttosto che essere portato da un robot.
Ci complimentiamo dunque per aver mostrato in questo clima “di festa” la dovuta attenzione anche all’innovazione scientifica e rivoluzionaria che rappresenta l’esoscheletro per tutti i pazienti come Pinto. Ci auguriamo inoltre che la scienza continui in questa direzione mirando ad investire nella ricerca atta a migliorare la vita di persone meno fortunate.